"TUTTO PER AMORE!"
TESTIMONIANZA DI AGNESE
Roma, 25 gennaio 2009
"O Dio, che accendi le luci nel cielo, fai fiorire i campi e inondi il mondo di amore e gioia, sul mio cammino hai fatto risplendere la fiamma pura di Madre Speranza e hai voluto che la mia vita, fosse segnata dalla sua presenza, dal suo esempio di vita e dal suo amore a Gesù Amore Misericordioso".
II più bel dono che Gesù mi ha fatto è di aver conosciuto Madre Speranza.
Era un giorno di luglio del 1936, quando mia madre mi accompagnò a Villa Certosa, perché la Madre Speranza mi accogliesse in collegio. Non ricordo la data precisa, però ricordo il mio primo incontro con la Madre. I suoi occhi, di un'espressione che non so descrivere, ancora me li sento dentro, e mi danno forza per sostenere le prove della vita.
La Madre non parlava l'italiano, ma la signorina Pilar, nobildonna spagnola, parlava l'italiano e traduceva quello che la Madre diceva.
Mi domandava della mia famiglia. Ero la seconda di undici figli. La mia famiglia era molto povera. La Madre mi chiese subito di mia sorella, perché aspettava anche lei per ospitarci in collegio.
Col tempo imparai lo spagnolo e iniziai a capire i suoi insegnamenti. Lei ci tratteneva a parlare di Gesù Amore Misericordioso e il suo volto s'illuminava quando ci spiegava il S. Vangelo. Da lei ho imparato ad amare Gesù.
La mia infanzia e la mia adolescenza sono trascorse nell'apprendimento diretto, dalla sua vita vissuta con devota fiducia. Sono stata educata direttamente dalla Madre, che era maestra di vita, educatrice dei giovani, appassionata della Verità, santa nella vita, testimone del Vangelo, per creare un mondo d'amore e di fede.
Vivendo alla sua sequela, in me era nato il desiderio di consacrarmi a Gesù e chiesi alla Madre di poter vestire l'abito della Famiglia dell'Amore Misericordioso.
Feci i primi anni di noviziato, mi sentivo al settimo cielo, ma ogni volta che si avvicinava la data di fare i voti, mi ammalavo di pleurite.
Una mattina, stavo per andare in cappella per partecipare alla Santa Messa, quando la Madre mi chiamò e mi disse che Gesù le aveva detto che io dovevo fare la volontà sua, sposarmi e crescere delle buone famiglie.
Credetemi, piansi tanto, ma oggi comprendo che Gesù voleva questo, perché io potessi testimoniare, come secolare, la santità di Madre Speranza. A 81 anni, posso dire che quella profezia si è realizzata: sono madre di 4 figli e nonna di 9 splendidi nipoti; i miei figli hanno formato 4 buone famiglie, sane nell'amore di Dio.
Ricordo che un giorno la Madre ci spiegava l'immagine dell'Amore Misericordioso, ed io, che ero una bambina dai molti perché, le chiesi: "Quella corona che sta ai piedi di Gesù, cosa significa?"
Lei mi rispose: "Quella corona di Re spetta a Gesù, ma noi, con le nostre buone opere, dobbiamo togliergli quella di spine che gli abbiamo messo con i peccati".
Ricordo il suo amore per la Parrocchia: ogni domenica ci faceva assistere alla S. Messa parrocchiale, vestite di bianco, che era il colore della festa; le piccole erano Beniamine, le più grandicelle erano Aspiranti e le grandi Figlie di Maria. Ci teneva molto che noi frequentassimo la Parrocchia.
Penso che non abbiamo capito quello che Gesù ha donato a questo quartiere con la presenza di Madre Speranza. Lei ci riempiva d'amore verso Gesù e verso i poveri.
La cosa più importante per lei era poter aiutare i poveri.
Era edificante vederla in cucina a preparare il pranzo per gli operai. Alla mia famiglia mandava tutti i giorni il pranzo: veniva mio fratello con una pentola che la Madre riempiva di pasta asciutta o di minestrone e poi la metteva in una bisaccia di sacco, che la Madre stessa aveva preparato, perché la potesse portare, mentre dall'altra parte della bisaccia metteva undici panini imbottiti. Ma nella palazzina dove abitavamo c'erano molte altre famiglie, che sapevano che Gianni andava dalla Madre a prendere il pranzo e quando lo vedevano arrivare dicevano a mia madre: "Signora Maria, dopo i tuoi figli ci sono anche i nostri figli" e venivano con i pentolini a prendere il pranzo e quella minestra non finiva mai, fino a quando non avesse accontentato tutte le famiglie del palazzo.
Vorrei raccontare ancora tante sante cose che vedevo in lei: era infaticabile. La ricordo sempre con il suo grembiule azzurro, con le maniche rimboccate per fare le faccende di casa e per preparare il pranzo per noi bambine; aveva una grande sollecitudine nel nutrirci, perché diceva che dovevamo crescere sane.
Ricordo quando andava a far visita nelle case degli ammalati a portare un po' di conforto e aiutarli nelle loro necessità.
Preparava anche il pranzo per gli operai, aveva carità verso tutti. Posso applicare a lei le parole del Vangelo: "Siate misericordiosi come il Padre vostro che è nei cieli". La sua misericordia era senza limiti, i poveri erano la sua passione.
La vedevo vestita a festa solo quando riceveva la Santa Comunione; diceva che Gesù era il centro della sua vita, voleva far conoscere a tutti la sua bontà e la sua misericordia e diceva spesso: "Gesù, fa' che ogni persona che avvicino ti possa conoscere ed amare".
Con la Madre si viveva il Vangelo e posso assicurarvi che il Vangelo è dentro di me, perché da lei ho appreso le cose più sante della vita, e posso dire: "Gesù, ti amo", perché l'ho appreso da lei.
Durante la mia vita sono andata molte volte a Collevalenza, per ricevere da lei consigli. L'ultima volta che sono andata a salutarla mi chiese: "Agnese, che sei venuta a fare?" Io le dissi: "Madre, sono quel lebbroso del Vangelo e vengo a ringraziare per ciò che mi è stato dato". La Madre si commosse e mi disse: "E' l'ultima volta che ci vediamo, ma ci vedremo in cielo".
Vorrei che ognuno riuscisse a ringraziare ogni giorno il Signore per il bene che ci trasmette anche attraverso l'esempio di Madre Speranza.
Vi ringrazio per l'attenzione.
Agnese Riscino